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Fra il livor de’ lampi e nebbia fosche,
piangent’è la foresta al lutto cupo,
che lamentoso suona fra le fronde
e negli anfratti delle belve fiere.
Lo miran sol i cacciator sperduti,
tremendo starsi sugli scogli impervii;
si piega il bosco e piange la natura,
al suo terribil lamentar che squassa.
E ‘l vento versa lagrime di pioggia;
trasporta la bufera il suo richiamo
e vengo, allor, agli alti scogli arcani:
lo scerno alfine ed odo il mesto carme.
Le vesti ha di tempesta e di nebbia
ha il mantel, lunga la bianca barba;
cantando, fra le mani il volto cela
e, solitario, tristemente geme.